Lasciando il traffico della via Emilia, e percorrendo per qualche minuto la strada che conduce verso Ca’ de Mandorli, ci si immerge fra le colline dove si trova Castel de’ Britti, una frazione di San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna. Poco più avanti c’è un caseggiato giallo: da un cancello si entra nel cortile e si accede alla struttura dove si trovano la comunità salesiana, che accoglie famiglie migranti, e il centro di formazione professionale. Qui, da molti anni, si insegna ai giovani un mestiere.
È il Centro di formazione professionale Salesiani Cnos-Fap di Castel de’ Britti, sede sorella di quella in Via Jacopo della Quercia a Bologna. Principalmente si svolgono corsi per diventare operatore di impianti termoidraulici e operatore del legno, oltre ad altri percorsi nell’ambito della saldatura e della carrozzeria.
Si tratta di uno degli Enti di formazione accreditati dalla Regione Emilia-Romagna, sovvenzionati mediante i fondi regionali e il Fondo Sociale Europeo, dove ragazzi e ragazze possono seguire il percorso iniziato negli istituti professionali e acquisire una Qualifica regionale triennale, nell’ambito del Sistema regionale di Istruzione e Formazione Professionale. All’interno dei percorsi degli enti situati nell’area metropolitana bolognese, il progetto SAI del Comune di Bologna inserisce numerosi beneficiari, sia minori sia neomaggiorenni, ritenendo l’educazione e la formazione professionale un fattore imprescindibile del percorso verso l’autonomia.
“Collaborando con gli operatori dell’accoglienza e con gli assistenti sociali, realizziamo percorsi individualizzati in base alle necessità di ogni persona”, spiega Francesca Tomesani di ASP Città di Bologna, referente dell’Area Trasversale Formazione e Lavoro Minori Stranieri Non Accompagnati.
“Negli anni abbiamo costruito un catalogo formativo a livello di complessità variabile, adatto a diversi tipi di beneficiari/e: si comincia da formazioni più brevi, dove non è necessario un livello di conoscenza dell’italiano avanzato, per poi passare a corsi più complessi, fino ad arrivare al tirocinio e all’inserimento lavorativo”.
Tra i settori più richiesti c’è la termoidraulica, la meccanica, la ristorazione, l’edilizia. “Il nostro lavoro crea un punto di contatto tra gli enti di formazione professionale, le comunità di accoglienza e i beneficiari/e. L’obiettivo è mediare tra le necessità del mercato del lavoro e le aspettative di ogni persona. La collaborazione con il Centro di formazione professionale Salesiani Cnos-Fap di Castel de’ Britti è sempre stata molto stretta: da parte loro, fin dall’inizio, c’è stata una grande apertura ad accogliere richiedenti asilo e rifugiati”.
Nel Centro Salesiani di Castel de’ Britti, per due anni gli studenti apprendono all’interno del laboratorio di falegnameria e dell’officina idraulica, perfettamente attrezzati con macchine certificate e in massima sicurezza. Ci sono aule multifunzionali per l’insegnamento dell’informatica e del disegno, della tecnologia, della lingua italiana, della storia, della geografia, della lingua inglese e della matematica. Alla fine del percorso, c’è un esame conclusivo che dà accesso a una qualifica professionale riconosciuta in tutti i paesi dell’Unione Europea.
“Attualmente abbiamo un centinaio di allievi e allieve, tra i 15 e i 18 anni, di 25 nazionalità diverse”, spiega Carlo Caleffi, direttore del Centro. “Sono classi miste, italiani e stranieri. In ogni classe ci sono 3 o 4 minori stranieri non accompagnati. Questo modo di fare accoglienza funziona, perché si crea una rete, nascono amicizie, e poi è tutto più facile: imparare l’italiano, muoversi sul territorio, trovare un lavoro”.
Qual è l’approccio educativo che seguite?
“L’idea è di valorizzare la singola persona e le sue inclinazioni. Molti ragazzi si iscrivono ai nostri percorsi perché faticano a stare in un sistema scolastico che non sempre riesce a sviluppare i talenti e le ispirazioni, in particolare la vocazione verso le attività pratiche e manuali. C’è ancora molto lavoro da fare dal punto di vista dell’orientamento: bisogna scardinare la vecchia mentalità per cui gli indirizzi pratici vengono considerati adatti solo per chi fatica a scuola, mentre a studenti e studentesse che hanno voti alti alle medie vengono consigliati i licei, a prescindere dalle loro passioni. Quello che dobbiamo capire è che chi ha dei talenti può esprimerli anche in un percorso tecnico”.
Che tipo di ragazzi si iscrivono al vostro Centro di formazione professionale?
“Ci sono ragazzi che arrivano da tutta la provincia. Sugli stessi banchi, seduti vicini, si trovano sia studenti che prima erano iscritti al liceo ma cercavano un approccio più pratico, sia giovani che hanno attraversato il deserto e il mare. Come fanno queste esperienze a convivere? Secondo noi, stanno insieme benissimo. A volte, mentre al ragazzo italiano manca la voglia e la motivazione, al ragazzo straniero manca la competenza linguistica e la comprensione di come funziona la nostra società. Cerchiamo di farli incontrare, metterli seduti vicini, aiutarli a conoscersi. Non vogliamo che si chiudano in un gruppo ristretto di connazionali. Passando tempo insieme, l’uno completa l’altro, e gli mostra un’altra prospettiva sul mondo. È una crescita a livello educativo e umano”.
Che ruolo ha la religione in questo percorso?
“Lavoriamo molto sull’aspetto inter-religioso, che unisce, più che dividere. Oltre al concetto di religione, parlerei di spiritualità e di valori. Musulmani, indù, ortodossi, protestanti… qui ci sono persone che hanno credo molto diversi. I salesiani sono attivi in 132 paesi al mondo, tanti dei quali non cattolici. Siamo accettati perché siamo considerati un punto di riferimento nell’educazione e nella formazione professionale. La nostra è un’opera sociale, oltre che religiosa”.
Alla fine del percorso di formazione al Centro di Castel de’ Britti, che sbocchi lavorativi ci sono?
“Abbiamo molti contatti con aziende di artigianato, piccole e medie, su tutto il territorio. Le strade sono tante: chi ha un attestato di operatore del legno può disegnare gli interni per le navi, progettare dehor e staccionate, realizzare arredamenti per i negozi. Gli operatori di termoidraulica si occupano invece di fotovoltaico, riscaldamento a pavimento, riscaldamento con i pannelli solari, nuove caldaie, nuove pompe di calore. Oggi il mestiere è cambiato. Ci sono tante macchine, tanto digitale, tanto design. È tutto molto più tecnologico”.
Oggi una delle aziende con cui collaborate, Renner Italia, si è resa disponibile anche per supportare i giovani con un alloggio.
“L’idea è nata perché ormai i ragazzi che hanno voglia di impegnarsi fanno più fatica a trovare una casa che un lavoro. Allo stesso tempo, le imprese hanno difficoltà a reperire personale. E così abbiamo provato a rispondere a entrambe le necessità, avviando un progetto per la transizione abitativa di giovani rifugiati, con l’obiettivo di facilitare la loro assunzione. Per questa sperimentazione, stiamo selezionando beneficiari del Progetto SAI neomaggiorenni che siano qualificati professionalmente, ma anche autonomi e pronti per la vita da soli in una nuova casa. Comunque, noi restiamo sempre un punto di riferimento importante. Per questi giovani siamo come una seconda famiglia: sono stati qui due anni, nei quali abbiamo mangiato insieme, studiato insieme, condiviso esperienze… è un processo educativo a 360 gradi, che serve per aiutarli a trovare un loro posto nel mondo”.