Ricevere insegna a dare. È una regola che non sempre si rivela valida ma quando ad essere aiutate sono persone sensibili, capaci di comprendere il valore di ciò che gli viene dato, si può stare certi che il dono iniziale si trasformerà presto in nuova generosità. Abdirahman è un esempio perfetto di come questa regola spesso funzioni.
La mia casa ora è a Casalecchio di Reno
Partito dalla Somalia a 20 anni, è sbarcato in Sicilia, nell’aprile del 2016. Dell’Europa sapeva poco, dell’Italia ancora meno, di Bologna nulla. Non conosceva le procedure, il percorso burocratico, il sistema dell’accoglienza per i migranti in arrivo. Vagamente immaginava di poter arrivare in Germania o in Svizzera, magari in Svezia dove vive un suo lontano parente. L’Italia gli si è presentata quindi come un semplice effetto, la meta meramente consequenziale alla sua necessità di lasciare il proprio Paese. Niente di più, niente di meno. Tre mesi ospite all’Hub di via Mattei di Bologna, poi il trasferimento ai CAS di via Spartaco e di via Pelagio Palagi e infine un nuovo posto da chiamare “casa” a Casalecchio di Reno, in una struttura SPRAR gestita dalla cooperativa sociale Camelot. A luglio 2017, con grande rapidità, ha conseguito la licenza di scuola media e di recente ha ottenuto la protezione internazionale sussidiaria, che prevede un permesso di soggiorno di 5 anni nel nostro Paese.
Abdirahman è una persona concreta e di ogni incontro e informazione utile ha saputo fare tesoro. A cominciare da quelle ricevute dai suoi connazionali, ai tempi in cui alloggiava presso l’Hub-Centro Mattei. “Mi hanno detto che Bologna è una città in cui si sta bene, che loro sono riusciti a trovare una casa e un lavoro e che c’è una comunità somala ben radicata e integrata. Così ho pensato che era un buon posto per fermarsi”, racconta.
Le mie notti ad aiutare i senza fissa dimora…
Il giovane africano, appena prese le misure alla nuova realtà, non è rimasto con le mani in mano. “Volevo dare agli altri la stessa assistenza che ho ricevuto io”, spiega. A fine 2017 ha iniziato così un tirocinio formativo promosso da ASP come operatore socio-sanitario all’interno del “Piano Freddo”. Il suo compito, con una mansione definita tecnicamente di “peer educator”, aiutare le persone senza fissa dimora ospitate nei giorni di maggior rigore invernale nelle strutture di via della Barca e di Villa Serena: “Lavoravo lì dalle 19 di sera fino al mattino. C’erano stranieri, italiani, diverse persone anziane, registravamo gli ingressi, gli davamo le coperte, cibo e bevande calde”.
… E le mie mattinate all’Antoniano
Dopo questa esperienza, durata lo spazio di un inverno, è subito partito un altro tirocinio formativo di ASP, questa volta di sei mesi e per la figura di mediatore culturale, presso la mensa dell’Antoniano. L’istituzione religiosa bolognese offre un servizio di mensa diurna alle persone in difficoltà e Abdirahman è tra coloro che aiutano gli ospiti dell’Antoniano. “Sono all’ingresso della mensa – spiega con entusiasmo –, dalle 9 alle 14 controllo che chi accede abbia regolarmente la tessera di ingresso, ma controllo anche che non ci siano litigi e, se per caso se ne verificano, io intervengo e mi do da fare per riportare la calma”.
Il senso pratico di Abdirahman non lo abbandona mai: “Con questo lavoro sto capendo come una persona senza fissa dimora può trovare un alloggio a Bologna, vedo che chi veramente vuole darsi da fare viene aiutato dall’Antoniano a cercare una casa. Così credo che quando uscirò dal sistema SPRAR avrò una buona conoscenza dei servizi che esistono in città e forse sarà più facile trovare dove vivere”.
Imparare l’italiano è la priorità
Intanto, in attesa del giorno in cui dovrà totalmente camminare sulle proprie gambe, vive nella struttura di Casalecchio di Reno insieme ad altri 5 connazionali, ma nei ritagli di tempo non smette di pensare al futuro e a prepararsi per quello che verrà. “Guardo sempre il telegiornale quando sono a casa, così imparo meglio la lingua – dice –. Se non imparo l’italiano dove vado dopo?”. Nella nostra lingua parla anche con Daniele, un coetaneo che ha conosciuto lavorando all’Antoniano e che a volte frequenta anche nel tempo libero.
David Lovelock e Antonella Ciccarelli di Coop. Camelot sottolineano la grande serietà e professionalità con cui Abdirahman si è impegnato fin da subito nello studio e nel lavoro. “È integrato molto bene all’interno dell’accoglienza SPRAR e in pochissimo tempo, mentre studiava per la licenza media, è riuscito a comprendere l’italiano – testimoniano –. Abdirahman ha sempre dimostrato di non avere problemi di inserimento in tutte le realtà in cui è stato coinvolto”.
Il suo futuro, qualunque esso sarà, lo vorrebbe sicuramente a Bologna. Oltre all’assistenza un’altra sua passione è la meccanica, che si augura di poter studiare alle scuole superiori, una volta terminato il corso da OSS. Dell’Italia, telegiornali a parte, è riuscito a vedere poco finora ma sufficiente per capire che la vita da noi può essere molto diversa tra una città e l’altra. In questi anni è stato fuori città solo per per due giorni, a far visita a un amico a Verona: “Una città molto bella e anche lì c’è lavoro, ma a Bologna sto molto bene e mi sono ambientato, non farei cambio”.