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I ritratti a carboncino di John, beneficiario nigeriano che racconta il proprio paese

“Da piccolo ero sempre il più bravo a disegnare, man mano che sono diventato grande ho provato a fare disegni sempre più vicini al reale. Un giorno ho scoperto il carboncino, ma non sapevo dove trovarlo nel mio villaggio, così ho usato quello della cucina di casa: all’inizio ho fatto un disastro, la cenere ha sporcato tutto”.

John ha vent’anni e viene da un piccolo villaggio del sud della Nigeria. Intraprende il suo viaggio verso l’Italia da minorenne, arrivando come minore straniero non accompagnato. Sbarca a Lampedusa, poi va a Roma, Napoli, e infine Bologna. Viene accolto nel progetto SAI del Comune di Bologna, coordinato da ASP Città di Bologna: inizialmente va a vivere nella struttura Casa dei Tulipani di Marzabotto, gestita dalla cooperativa sociale MondoDonna. Al compimento della maggiore età, prosegue il suo percorso nella struttura Casa Repubblica di Vergato, dove l’équipe di operatori e operatrici scopre la sua dote speciale: il disegno.

“Fin dai primi mesi si è distinto per il suo impegno e la sua determinazione nel costruire un futuro in Italia”, racconta Juliane Wedell, la sua operatrice di riferimento. “La sua passione è disegnare. Da autodidatta ha perfezionato la tecnica del disegno a griglia, che gli permette di realizzare ritratti fedelissimi a partire da una semplice fotografia”. E John puntualizza: “Divido le immagini con una griglia, per riprodurle in maniera più precisa. In Italia il risultato non viene così bene come in Nigeria, devo trovare ancora il carboncino e la carta giusti”.

Tutto è partito quasi per gioco, quando Juliane, dopo aver notato il tratto sicuro di John, gli ha chiesto di fare un disegno per decorare la parete della struttura. È nato così il primo quadro, che rappresenta una ragazza con il volto parzialmente coperto da una materia informe. “Siamo venuti alla biblioteca di Vergato a chiedere se John poteva venire a disegnare sui tavoloni, perché lì c’è una bella luce”, racconta Juliane. “Quel giorno ho realizzato un intero disegno in poco più di mezz’ora, ero concentratissimo”, ricorda John.

A quel punto, Juliane gli propone di realizzare un altro quadro: è così che nasce il ritratto del cane. “Non c’è due senza tre, e così gli ho chiesto di disegnare anche un musicista”, continua Juliane.  “Ho citato il famosissimo Fela Kuti, l’inventore dell’afrobeat, ma John mi ha risposto che quella era la musica dei suoi nonni”, ride. “Alla fine ha accettato di fare il ritratto del figlio, Seun Kuti, anche lui grande musicista”.

Nascono così i primi tre ritratti, creati per decorare le pareti di Casa Repubblica: subito emerge la precisione e l’intensità del tratto di John. Da lì nasce un’idea più grande. Le conversazioni tra John e Juliane sulla storia della Nigeria e sulla cultura Igbo, da cui John proviene, accendono il desiderio di raccontare, attraverso l’arte, figure fondamentali per la sua terra. Così prende forma “BLACKonWHITE”, una mostra di otto ritratti che raffigurano attivisti, autori e musicisti nigeriani.

“A quel punto abbiamo lavorato sulle mie radici, sulla cultura Igbo, sulla Nigeria, abbiamo fatto molte ricerche, e man mano sono venuti fuori i nomi dei grandi personaggi da ritrarre”, racconta John. Oltre al famosissimo Fela Kuti e al figlio Seun si aggiunge Funmilayo Ransome-Kuti, madre di Fela Kuti e attivista femminista per i diritti delle donne, che ha combattuto per il diritto di voto delle donne nigeriane. “Se non fosse per lei adesso in Nigeria le donne rimarrebbero solo in cucina”, spiega John. C’è il generale Ojukwu, il poeta Wole Soyinka, la scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie, e poi Chinua Achebe, considerato il padre della letteratura africana in lingua inglese. E naturalmente Ken Saro Wiwa, attivista che è stato ucciso per mettere a tacere le sue idee.

È il momento di fare il debutto in pubblico: la mostra viene ospitata nella biblioteca di Vergato dal 19 giugno al 31 agosto 2025. Ogni ritratto è accompagnato da un testo che ne racconta la storia, intrecciando le vicende personali di John con il più ampio contesto della Nigeria post-coloniale. L’inaugurazione avviene in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, e in vista dell’evento la biblioteca decide di arricchire il proprio catalogo con le opere degli autori e autrici ritratte. trasformando l’esposizione in un percorso culturale e narrativo.

“La burocrazia è stata molto complessa, ma alla fine ce l’abbiamo fatta”, racconta la bibliotecaria, Chiara Lalli. “Il giorno dell’inaugurazione siamo riusciti a unire anche altre attività che avevamo in biblioteca, per far mescolare i pubblici. Abbiamo cominciato con l’intervento di John, poi abbiamo presentato i risultati di un laboratorio di scrittura che si è tenuto in biblioteca, e infine abbiamo avuto ospiti gli animatori della legatoria La Vergata, che hanno rilegato i testi prodotti nel laboratorio. Infine, abbiamo chiuso con un concerto di Tricarico. Quel pomeriggio si sono create moltissime connessioni, anche inaspettate. Le arti, il disegno, la musica, la scrittura… ognuno si è espresso con il proprio talento, e questo ha permesso di superare le barriere culturali e linguistiche. Anche da parte della comunità di Vergato c’è stata una bella risposta”.

John ricorda quel giorno con gli occhi che brillano. “Mi è piaciuto tantissimo”, racconta. “Non pensavo di riuscire a stare davanti a tanta gente, parlare in una lingua che non è la mia. Avevo paura a sbagliare con l’italiano, e invece mi sono buttato”.

Quella di Vergato è solo la prima tappa della mostra BLACKonWHITE, perché oggi l’intenzione è di farla girare anche in altri spazi della città metropolitana di Bologna: “Vorremmo replicarla presto”, spiega Juliane. Nel frattempo, oltre alla sua attività artistica, John sta investendo nel suo futuro professionale: da gennaio 2025 frequenta un corso per diventare operatore socio-sanitario presso il Cefal di Bologna. Tra giugno e luglio 2025 ha svolto lo stage in un centro diurno di Vergato, supportando con dedizione e sensibilità le persone anziane. “Ora voglio finire il corso per diventare OSS, voglio studiare per superare l’esame, e prendere anche la patente”, conclude John, che nonostante la giovane età sembra avere le idee molto chiare. “Il disegno non so dove mi porterà, ma continuo a disegnare sempre, perché è la mia passione”.

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