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“Un falò è uguale in tutto il mondo, parola di scout”

Un falò è un falò a tutte le latitudini. Imparare a cooperare per risolvere i problemi comuni, in maniera leale e nel rispetto reciproco, ma anche a cavarsela in qualsiasi evenienza se si è soli sono le basi dello scoutismo ovunque lo si pratichi nel mondo. Ed è proprio la filosofia scout il filo rosso che unisce la vecchia e la nuova vita di Lamin, dal Gambia all’Italia. Vecchia si fa per dire perché Lamin Ceesay ha soltanto 18 anni ed è arrivato sulle coste italiane quando ne aveva sedici “dopo un viaggio di tre anni fatto da solo – racconta – durante il quale ho però conosciuto tanti amici”.

Lamin, tanti amici e un italiano perfetto

Sarà perché di carattere molto socievole e collaborativo, il giovane gambiano tanti amici li ha anche a Bologna, dove è stato ospitato prima nella struttura per minori stranieri non accompagnati Casa Merlani e ora nell’appartamento Casa Cignani, dove è il più grande per età. Tra qualche mese verrà preso in carico da un progetto SPRAR Adulti. “In questa casa siamo in otto, tutti di nazionalità diverse, provenienti per lo più dalla West Africa, a parte un ragazzo etiope”, spiega. Lamin è molto maturo per la sua giovane età e per questo è stato inserito in una struttura ad alta autonomia. A Casa Cignani, gestita dalla cooperativa sociale Camelot, è presente un operatore (Lamin ci è presentato da Giulia Comirato) giorno e notte, ma i ragazzi si gestiscono con grande responsabilità, vanno a scuola, frequentano tirocini formativi, si trovano con gli amici, cucinano e mangiano insieme. Sono tutti iscritti a corsi di formazione professionale per ottenere qualifiche in tempi brevi: due da addetto a punto vendita, uno da falegname, uno da chef, uno da operatore edile e uno da operatore meccanico. Inoltre c’è un ragazzo che frequenta il primo anno di liceo scientifico.

Teatro e musica: così esprimo i miei sentimenti

Il giovane gambiano parla molto bene l’italiano, “e lo so anche scrivere” dice con orgoglio. Ha già ottenuto il diploma di scuola media e, oltre alla scuola e alle lezioni di italiano frequentate a Casa Merlani, spiega di avere imparato la lingua parlando con i suoi coetanei italiani: “Il segreto per imparare è uno solo: se la lingua ti piace, la impari”. Lamin ha probabilmente una predisposizione per l’apprendimento delle lingue perché parla inglese e mandinka, ma anche un po’ di arabo – “indispensabile per frequentare la scuola coranica” – e due dialetti del Gambia. Per migliorare l’italiano ha frequentato corsi supplementari a quelli previsti e poi corsi di teatro, attività quest’ultima che gli piace molto: “Ora ne sto facendo uno a San Lazzaro. Ci hanno insegnato a rendere i sentimenti con le espressioni – allegro, triste, emozionato e così via – e poi ci fanno interpretare un testo che racconta della nostra cultura. Lo frequentano africani, ma anche italiani, tedeschi e altri europei. Un’altra bella esperienza l’ho fatta in Sala Borsa: con ragazzi italiani abbiamo fatto teatro e anche musica, che è una lingua universale per capirsi. Io so suonare il tamburo con le mani e con le bacchette”.

Lo stage in officina e la passione per il calcio

Lamin, che ha ottenuto il diploma di terza media presso il CPIA (il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti) Metropolitano di Bologna, è attualmente iscritto al primo anno del corso biennale di “operatore meccanico dei sistemi” presso l’ente di formazione professionale OFICINA-Impresa Sociale srl, in questo periodo sta facendo uno stage in un’officina meccanica e gli piacerebbe continuare a fare questo lavoro. Non gli pesa lavorare nemmeno in questo periodo di Ramadan in cui non si può mangiare né bere prima del tramonto: “Sono abituato, anche durante il resto dell’anno lo faccio almeno una o due volte alla settimana. E’ un peccato perché alla mensa dell’officina si mangia bene, ma restare leggeri mi tiene più sveglio e in forma”. Il giovane gambiano ama molto tutta l’attività fisica, in particolare il calcio. Per questo ha partecipato al progetto “Calcio Rete” presso il Villaggio del Fanciullo, attività di “Diffusione, pratica ed implementazione di attività sportive a favore di minori stranieri ospiti del sistema di accoglienza nazionale” promossa dal CONI e ora frequenta la scuola “San Donato Calcio”. L’attenzione alla forma fisica e il desiderio di sempre nuovi spazi di socializzazione lo portano inoltre a frequentare assiduamente la palestra gestita dall’associazione “Sempre Avanti”. “Mi piace molto anche andare a ballare – dice – ho imparato l’Afro Dance che si balla su musiche africane e anche americane e ho frequentato dei corsi di hip hop e danza contemporanea dei “Laboratori migranti” organizzati dalle associazioni Antoniano onlus ed Artemigrante”.

Da sempre frequento gruppi scout

In un quadro così vario e poliedrico di attività, la sua maggiore passione resta comunque lo scoutismo. “Ho cominciato a frequentare gruppi scout quando ero ancora in Gambia – racconta –. Da ragazzino vedevo questi ragazzi che facevano i campeggi, i falò, che passavano da una parte all’altra di un fiume appesi a una corda. Così ho chiesto di poter partecipare anch’io. Mi hanno accolto e dagli scout ho imparato tantissime cose, come riconoscere gli animali pericolosi da quelli innocui, come segnare il percorso quando ci si addentra nella foresta per poi ritrovare la strada o come capire quale acqua si può bere e quale no. D’altra parte gli scout sono nati proprio in Africa”. In effetti, l’inglese Baden Powell ebbe l’idea dello scoutismo, che vuol dire insegnare l’arte della sopravvivenza, durante una spedizione nell’odierno Zimbabwe. “Quando sono arrivato a Bologna mi è parso naturale cercare un gruppo a cui aggregarmi e sono stato subito accolto nel Gruppo Scout Bologna 7, con sede presso la parrocchia del Sacro Cuore, alla Bolognina. Qui gli scout sono quasi tutti cattolici, ma non ci sono stati problemi perché l’accoglienza è proprio nella filosofia degli scout, che promettono di aiutare tutte le persone”. Con loro ha già condiviso due missioni con pernottamento esterno, tra cui una route estiva sulle dolomiti friulane. Lamin aveva instaurato un rapporto di fiducia con una signora bolognese che si era proposta come tutrice volontaria fino alla sua maggiore età, ma intanto sottolinea che gli scout restano la sua famiglia, insieme agli operatori della coop. Camelot: “Per noi sono come la mamma e il papà”.

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